Professore e giornalista
“C’era una volta un imperatore romano che viveva su una gigantesca
scheggia nello spazio, un’astronave di marmo policromo pervasa di
musica techno. Quel giorno la lasciò per andare a cena da Re Sole in
groppa al suo drago, un sinuoso essere dorato dagli occhi rosso sangue.”
Se esistesse un libro con questo incipit, la copertina l’avrebbe
disegnata Federico Pepe. E se dal testo nascesse un film, ne sarebbe
certamente regista e scenografo. Federico non è né scrittore, né regista,
né scenografo, ma questo non gli impedisce di mettere a frutto la sua
naturale capacità di creare storie per lampi di immagini.
Il viaggio di Federico Pepe inizia con la pubblicità, una tradizione
di famiglia che piano piano si trasforma per diventare molto altro,
in una costante e inevitabile esplorazione della creatività in tutte le
sue possibili forme. Infatti, ben presto si rende conto che il lavoro su
commissione non gli basta e inizia a esplorare altro. Questo “altro”
dapprima diventa arte, ma i meccanismi consolidati che muovono
gallerie e galleristi si trasformano ben presto in un nuovo limite dal quale
liberarsi: da apparente orizzonte che allarga, si rivelano essere una
gabbia che limita, non un processo che approfondisce ma un’etichetta
che definisce. E proprio le definizioni sono una delle cose che meno
descrivono Federico: chi cercasse di distillare in due parole il suo lavoro,
ne vedrebbe svanire l’essenza. Resta il fatto che sono molti i ruoli che ha
ricoperto, le professioni che ha scelto per dare forma alle sue idee, nelle
quali si è distinto. Ha creato e gestito gruppi di lavoro e ha vinto premi.
Pubblicitario, direttore creativo, grafico, tipografo, gallerista, editore,
curatore, performer, pittore, designer, regista: Pepe non è tutto questo,
Pepe fa tutto questo.
Lo fa, lo costruisce, lo rende concreto perché non è guidato
dal solo istinto e non è vittima del capriccio flâneur, non corre senza
meta e non resta in attesa dell’ispirazione o dell’idea del secolo. Al
contrario. Il suo lavoro vive e produce risultati solo grazie a una rigorosa
disciplina personale, un metodo progettuale fatto di confronto costante,
divisione precisa di compiti e ruoli, esplorazione forsennata di ambiti
sconosciuti, attività fisica quotidiana, uso calibrato dei social network,
isolamento occasionale nelle sue montagne. Non a caso ha fatto nascere
Le Dictateur, un’entità bifronte che può essere suo figlio ma anche suo
ARALDICA
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