FEDERICO PEPE

E LA DISCIPLINA

DELLE IDEE

PAOLO FERRARINI

Professore e giornalista

“C’era una volta un imperatore romano che viveva su una gigantesca

scheggia nello spazio, un’astronave di marmo policromo pervasa di

musica techno. Quel giorno la lasciò per andare a cena da Re Sole in

groppa al suo drago, un sinuoso essere dorato dagli occhi rosso sangue.”

Se esistesse un libro con questo incipit, la copertina l’avrebbe

disegnata Federico Pepe. E se dal testo nascesse un film, ne sarebbe

certamente regista e scenografo. Federico non è né scrittore, né regista,

né scenografo, ma questo non gli impedisce di mettere a frutto la sua

naturale capacità di creare storie per lampi di immagini.

Il viaggio di Federico Pepe inizia con la pubblicità, una tradizione

di famiglia che piano piano si trasforma per diventare molto altro,

in una costante e inevitabile esplorazione della creatività in tutte le

sue possibili forme. Infatti, ben presto si rende conto che il lavoro su

commissione non gli basta e inizia a esplorare altro. Questo “altro”

dapprima diventa arte, ma i meccanismi consolidati che muovono

gallerie e galleristi si trasformano ben presto in un nuovo limite dal quale

liberarsi: da apparente orizzonte che allarga, si rivelano essere una

gabbia che limita, non un processo che approfondisce ma un’etichetta

che definisce. E proprio le definizioni sono una delle cose che meno

descrivono Federico: chi cercasse di distillare in due parole il suo lavoro,

ne vedrebbe svanire l’essenza. Resta il fatto che sono molti i ruoli che ha

ricoperto, le professioni che ha scelto per dare forma alle sue idee, nelle

quali si è distinto. Ha creato e gestito gruppi di lavoro e ha vinto premi.

Pubblicitario, direttore creativo, grafico, tipografo, gallerista, editore,

curatore, performer, pittore, designer, regista: Pepe non è tutto questo,

Pepe fa tutto questo.

Lo fa, lo costruisce, lo rende concreto perché non è guidato

dal solo istinto e non è vittima del capriccio flâneur, non corre senza

meta e non resta in attesa dell’ispirazione o dell’idea del secolo. Al

contrario. Il suo lavoro vive e produce risultati solo grazie a una rigorosa

disciplina personale, un metodo progettuale fatto di confronto costante,

divisione precisa di compiti e ruoli, esplorazione forsennata di ambiti

sconosciuti, attività fisica quotidiana, uso calibrato dei social network,

isolamento occasionale nelle sue montagne. Non a caso ha fatto nascere

Le Dictateur, un’entità bifronte che può essere suo figlio ma anche suo

ARALDICA

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