ARALDICA

Araldica: note sulla collezione | Araldica: notes on the collection

direttore spirituale, tanto amico quanto capo, un po’ furore e un po’

dittatore. Le Dictateur non è l’alter ego di Federico: è il suo superpotere.

Non rappresenta una maschera, bensì il suo farsi progetto.

È risultato e causa del lavoro di Federico Pepe. “Penso che le idee

nascano dalla predisposizione - mi ha rivelato Federico nel 2014 -

Non nel senso che “siamo nati predisposti”, ma per la preparazione

quotidiana. In questo ambito credo che la disciplina sia fondamentale. I

veri talenti oggi sono persone molto rigorose, quelli che lavorano sodo,

scambiano molto, pensano molto e sanno come bilanciare molte cose

diverse”. Un atteggiamento che lo ha reso il segreto meglio custodito

della scena creativa italiana, come ben sanno Pierpaolo Ferrari, Maurizio

Cattelan, Nico Vascellari, Jacopo Benassi, Patricia Urquiola, ma anche le

piccole e grandi aziende che lo hanno coinvolto negli anni. Con tutti loro

ha collaborato e continua a collaborare, ha progettato ponendo le basi di

progetti che si esprimono per loro natura a episodi, secondo una serialità

che non solo costruisce passo passo il percorso di Federico, ma consente

a chi lo sceglie di dare vita a progetti talmente speciali che senza di lui

sarebbero quasi impossibili.

Questa disciplina genera calore ed energia in quantità tale che -

se non fosse ingabbiata nelle griglie geometriche della progettualità

- potrebbe originare una reazione termonucleare. Nelle vene delle sue

immagini scorre un sangue nero come l’inchiostro, rosso come la lacca,

bianco come il gesso, oro come la lava. Ma non solo. Le sue limpidissime

visioni sono capaci di rompere la membrana sottile che separa analogico

e digitale. Infatti, per lui nulla è più protagonista della materia, ma la

fa vibrare di una qualità bidimensionale insolita. Lo si vede nel modo

in cui incide il marmo con ghirigori colorati, ricordi di volti disegnati in

vettoriale. Si scopre nella sapienza con cui invade di intrecci geometrici

piatti e coppe di finissima porcellana, talmente lucida da sembrare un

monitor. Si tocca nell’amore con cui fa vivere la carta dei suoi progetti

editoriali, popolati di elegantissime grafiche potentemente simmetriche,

spesso caleidoscopiche. Si ammira nella precisione con cui un pavimento

industriale metallico diventa tessuto su un telaio antico, passando

prima per una diminuzione della risoluzione da 300 dpi a 8 bit. Si gode

nella ripetizione iperbolica dei volti e delle mani in acrilico su tela nel

suo studio di pittore, in cui ogni opera conserva tracce di copia e incolla

dall’opera precedente. Sorprende nelle ante di preziose credenze di

metallo, vetrate profane fatte a mano ma nate dietro al vetro di uno

schermo.

Un percorso che lo ha portato quasi naturalmente ad incontrare

CEDIT, con cui ha dato origine a una collezione esteticamente coraggiosa,

in equilibrio tra gesto punk e austerità aristocratica. Araldica è un

progetto che fin dal nome si dimostra forte e nobile, che si basa su

un passato che non è un peso ma che - al contrario - è la forza che lo

catapulta verso il futuro. Qui le geometrie digitali di Federico diventano la

materia più solida che ci sia, cagliano in un oggetto grafico, condensano

storie e immagini in tre o due dimensioni. Nello spazio di Pepe e CEDIT

le geometrie di Euclide incontrano il marmo di Fidia, gli intarsi del

pavimento del Duomo di Milano si fondono con le immagini barocche

dei marmi che popolano le gallerie romane, lo spazio privato si apre allo

spazio infinito di mille possibili storie universali.

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“Interview: Le Dictateur’s Federico Pepe. The rarely interviewed Italian creative director speaks on

art, advertising and the power of hard work”, Cool Hunting, 10 giugno 2014 https://coolhunting.com/

culture/interview-federico-pepe/