2. Tipologie di

sistemi di controllo

Lo scopo di un sistema di controllo di un impianto termico è

quello di gestire in maniera automatica le funzionalità dell’im-

pianto stesso, in modo che l’impianto entri in funzione o si spen-

ga al raggiungimento di determinate condizioni termo-igrometri-

che ambiente ritenute ottimali per gli occupanti.

L’architettura del sistema di controllo rispecchia necessaria-

mente quella dell’impianto termico stesso: maggiori sono le

richieste fatte all’impianto, maggiore il numero di locali da con-

trollare, maggiore sarà il numero di dati che il sistema dovrà

analizzare ed il numero di comandi che dovrà dare, più potente

dovrà essere il sistema di controllo stesso per fare fronte a tutte

le richieste.

Nel contempo, bisognerà sempre tenere in debito riguardo la

semplicità di gestione, in modo da automatizzare il più possibile

il funzionamento lasciando all’utente finale, che potrebbe anche

non essere un esperto, la definizione di pochi parametri base

che definiscano il livello di confort che egli voglia perseguire.

Infine, il limite tra i sistemi di controllo ed i sistemi di supervisio-

ne degli edifici (BMS = Building Management System, spesso

raggruppati sotto il termine “domotica”) si fanno sempre più

confusi con l’avanzare dell’evoluzione tecnologia, presentando

sempre nuove sfide agli sviluppatori di tali sistemi.

Sulla base di queste premesse, possiamo distinguere i sistemi

di controllo sulla base di vari punti di vista:

Sistemi mono-zona o multi-zona

Dando per scontato che un impianto termico alimenti sempre

unità abitative, produttive o commerciali con un numero di locali

maggiore di uno, la prima differenza tra sistemi riguarda il nume-

ro di locali che si vuole siano controllati in maniera puntuale. Nel

caso in cui si scelga un singolo locale come rappresentativo di

tutti i locali presenti nell’unità e si utilizzino i dati in esso rilevati

per decidere della funzionalità di tutti i locali, si è in presenza di

una sistema di controllo di tipo mono-zona.

L’esempio tipico è quello di un piccolo appartamento, con un

numero limitato di locali, in cui venga utilizzato un unico ter-

mostato, posto in una zona centrale oppure in un locale par-

ticolarmente significativo (il soggiorno) che attiva o disattiva il

funzionamento della caldaia quando la temperatura misurata

dal termostato soddisfa i requisiti impostati.

Si tratta di un impianto che ha il pregio di essere semplicissi-

mo ma con il difetto di regolare correttamente la temperatura

solo nel locale in il termostato sia posizionato; in tutti gli altri

locali il controllo sarà approssimativo, con un funzionamento

dell’impianto basato sulle esigenze di un altro locale, in base

ad una taratura dei circuiti dell’impianto fatta in un determinato

momento dell’anno, sempre soggetto a continui aggiustamenti

manuali sulla base del cambio delle condizioni esterne all’edifi-

cio od interne al locale.

Per risolvere questo difetto è necessario inserire un numero ri-

levatori di temperatura tanti quanti sono i locali da controllare.

A fronte di questo miglioramento dal punto di vista del comfort

si avrà però un impianto più complesso, spesso caratterizzato

non dai soli rilevatori all’interno dei locali ma anche da una cen-

tralina a cui tali rilevatori comunicheranno in dati misurati e che,

in base alle logiche in essa inserite, comanderà i componenti

dell’impianto, normalmente ad essa connessi tramite i relativi

cablaggi elettrici.

Sistemi mono-zona oppure multi-zona;

Sistemi gestiti manualmente oppure in base all’orario (a

tempo);

Sistemi per il controllo di impianti di solo riscaldamento op-

pure di riscaldamento e climatizzazione;

Sistemi per il controllo di una singola zona di temperatura

dell’acqua oppure di più zone;

Sistemi chiusi oppure aperti verso sistemi BMS. Sistemi

mono-zona o multi-zona.

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