di edifici in classe A o B, quindi altamente isolati termicamente, pos-
sono essere meglio riscaldati con elementi che come questo reagiscono
molto velocemente al variare delle temperature.
Sul piano della costruzione e dell’estetica, il progetto riporta ad
un’idea industriale di componibilità modulare, come a rendere omaggio
proprio alle origini del design italiano, quando l’utopia dell’oggetto
industriale – “bello e funzionale” – faceva immaginare a tanti (industria-
li, progettisti, utilizzatori) un futuro idealizzato, dove molti, forse
tutti, i problemi del vivere e dell’abitare sarebbero stati risolti.
Sappiamo bene ormai che questo futuro non si è realizzato, proprio perché
non era parte del mondo del possibile: emergono sempre più evidenti le con-
traddizioni di un sistema di produzione e consumo che non bada a sprechi,
che da un lato induce a credere sia possibile una qualità abitativa sempre
migliore, dall’altra nasconde il dato oggettivo che questa qualità non è
possibile se non a costi molto alti, talvolta insostenibili per un giusto
equilibrio nell’ambiente, nelle risorse, nella possibilità di sviluppo
anche in territori e strati sociali più svantaggiati. La sfida che impre-
se come Tubes sembrano voler raccogliere in questo senso è davvero molto
difficile. Si tratta di trovare la quadratura del cerchio nella creazio-
ne delle cose sensibili necessarie per la sopravvivenza; tra una cultura
del design – come quella italiana, che rischia di sparire se non esce dal
ghetto dell’innovazione stagionale, della novità per la novità – e un’evo-
to imagine an idealised future where many, and perhaps all, the problems
of living and inhabiting would be solved.
We all know that this future did not become reality, because it was not
part of the world of possibility. The contradictions of a production and
consumption system that pays no heed to waste have become increasingly
evident. On one hand it leads one to believe that a higher quality of
life is possible and, on the other, it conceals the objective fact that
this quality is not possible, unless at a very high price, which is some-
times unsustainable for the correct balance of the environment, in terms
of resources and the possibility of development in the most disadvan-
taged areas and social levels. The challenge that a company like Tubes
has set itself is truly a very difficult one. It has to find balance in
the circle of creating tangible things necessary for survival; between
a design culture – like that of Italy, which is at risk of disappearing
if it does not emerge from the ghetto of seasonal innovation, of new
for new’s sake – and unstoppable technological development that leaves
behind companies and economies unable to perform research and offer in-
novation; between the common aspiration of users, of those who inhabit
spaces, to see an improvement in the quality of the environment and the
persistence of homo sapiens’ truly ancestral feelings about the search for
safety, for protection from external and also internal agents (fear of
the future and uncertainty over one’s well-being) that nature has still
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