Piombo, nemico pubblico per la salute

La presenza di piombo nelle acque destinate a consumo umano può

comportare rischi per la salute dei consumatori. Esiste, infatti, gene-

rale consenso scientifico sull’associazione tra esposizione al piombo

ed effetti patologici, anche gravi, di diversa natura tra i quali disturbi

neurologici e comportamentali, malattie cardiovascolari, insufficienza

renale, ipertensione, ridotta fertilità ed aborti, ritardo nella matura-

zione sessuale ed alterato sviluppo dentale. Feti, neonati e bambini

fino a 6 anni di età rappresentano sottogruppi sensibili. Nella popo-

lazione adulta, invece, individui con disfunzioni renali e con pressione

sanguigna alta sono più esposti a rischio.

Sulla base delle valutazioni di rischio tossicologico sopra richiamate,

l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) raccomanda come

azione di prevenzione sanitaria collettiva, l’implementazione di misure

finalizzate a ridurre l’esposizione totale al piombo, soprattutto rispetto

a fasce sensibili di popolazione

6

.

La possibile contaminazione da piombo nelle acque potabili può ricon-

dursi in rari casi a presenza del minerale in rocce e sedimenti a contatto

con l’acquifero di origine ma, più generalmente, si deve a fenomeni

di cessione dell’elemento da materiali costituenti le tubazioni, la

rubinetteria e/o al rilascio da saldature, raccordi od altri materiali

presenti negli impianti di distribuzione idro-potabili. I fenomeni

di cessione sono favoriti dal prolungarsi del tempo di permanenza

dell’acqua nella rete di distribuzione (stagnazione) ed a particolari

condizioni chimico-fisiche dell’acqua tendenti a favorire la dissoluzione

dell’elemento dal materiale al mezzo acquoso. In particolare, maggiori

quantità di piombo sono rilasciate dall’impianto idrico in acque condot-

tate debolmente acide, caratterizzate da elevata presenza di cloruro ed

ossigeno disciolto, alte temperature, bassi tenori di durezza dell’acqua

(acque addolcite). Diverse evidenze indicano anche che la tendenza a

rilasciare piombo nelle acque da parte di un materiale a contatto, a

parità delle altre condizioni, diminuisca con l’età del materiale.

L’utilizzo di piombo in tubazioni ed altre componenti delle reti idriche

sia di acquedotti che di impianti di distribuzione domestici, ha avuto

ampia diffusione in passato in molti paesi d’Europa, inclusa l’Italia, ed

è andato drasticamente a ridursi a partire, orientativamente, dagli anni

sessanta. Attualmente l’utilizzo di piombo nei materiali a contatto con

l’acqua destinata a consumo umano è rigorosamente disciplinato dal

punto di vista normativo, al fine di limitare i rischi di contaminazione

delle acque. Dal disposto della Direttiva per Acqua Potabile 98/83/CE e

relativi decreti attuativi degli Stati membri, il valore di parametro limite

del piombo per acque di rubinetto è attualmente pari a 10 μg/litro.

La rimozione del piombo in contatto con l’acqua potabile è l’unica

soluzione definitivamente efficace per eliminare il rischio. Visto che,

come si è detto, la principale causa di contaminazione è legata alla

cessione dell’elemento dai materiali costituenti le reti - specialmente

quelle interne agli edifici - l’eliminazione o mitigazione dei rischi nel

lungo periodo si correla alla sostituzione di tutto o parte del sistema

di distribuzione idrica, azione che richiede notevoli risorse in termini

economici e di tempo. In caso di ristrutturazione edilizia, comunque, è

fortemente consigliato provvedere alla realizzazione di nuovi impianti

sanitari con materiali conformi alla vigente normativa.

Successivamente alla realizzazione dell’impianto a norma, occorre

assicurare una pulizia frequente dei dispositivi a livello dei quali si

potrebbero depositare residui di materiali contenenti piombo (ad

esempio, retine rompigetto o eventuali filtri applicati ai rubinetti).

NOTE

6

In Europa dal 1970 sono state adottate diverse norme per

eliminare il piombo dalla vernice, benzina, e materiali in con-

tatto con alimenti ed acqua, ottenendo un notevole risultato

nel ridurre l’esposizione. È tuttavia considerato necessario

contribuire alla riduzione del piombo all’interno della catena

alimentare, inclusa l’acqua potabile.

È UN TUBO IN PIOMBO SE...

Il tubo nudo è di colore

grigio uniforme

Un magnete non si attacca

al tubo

Produce un suono sordo

se percosso con un oggetto

metallico

PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE ACS

CON RISPARMIO ENERGETICO

La produzione dell’ACS

Gli apparecchi per la produzione di acqua calda sanitaria possono

essere suddivisi in diverse categorie, in base a criteri differenti:

PRODUZIONE ISTANTANEA / PRODUZIONE CON ACCUMULO

Sistemi per produzione di ACS istantanea producono acqua calda

al momento dell’effettivo consumo, con una portata dipendente

dalla potenza installata e dal differenziale di temperatura tra

acqua calda e fredda.

Sistemi per produzione di ACS mediante serbatoi di accumulo,

invece, producono e mantengono una riserva d’acqua calda

per utilizzo differito. Di conseguenza, la temperatura dell’acqua

calda è da ritenersi costante, ma la quantità di acqua che può

essere utilizzata in un dato tempo è limitata dal contenuto del

serbatoio, dalla temperatura di conservazione e dal metodo di

ri-approvvigionamento.

Esempi:

scalda-acqua istantaneo a fiamma diretta con gas

serbatoi di accumulo a fiamma diretta con gas

RISCALDAMENTO DIRETTO / RISCALDAMENTO INDIRETTO

Per sistemi di produzione ACS con riscaldamento diretto, acqua

sanitaria e fonte di calore sono in diretto contatto tramite la

parete dello scambiatore di calore.

Per sistemi di produzione ACS con riscaldamento indiretto, invece,

acqua sanitaria e fonte di calore sono separati da un mezzo inter-

medio, che funge da agente termovettore di scambio.

Esempi:

Caldaia a gas con produzione istantanea ACS

Puffer con scambiatore di calore

PRODUZIONE ACS DEDICATA / PRODUZIONE COMBINATA DI

ACS E RISCALDAMENTO

Per sistemi di produzione ACS dedicata, il generatore di calore è

destinato solo al riscadamento per uso sanitario.

Per sistemi di produzione combinata, il generatore è preposto sia

ad alimentare il circuito di riscaldamento sia alla produzione di

ACS, con priorità di quest’ultima (in modo da limitare la potenza

termica del dispositivo).

Esempi:

Scalda-acqua istantaneo elettrico

Caldaia murale con scambiatore di calore

16 - 17

Capitolo 1

L’evoluzione della distribuzione sanitaria: salute ed efficienza energetica