La fig. 2.5 mostra una diramazione con più unità terminali. L’unità
più distante dalla produzione viene considerata come valvola di rife-
rimento (ST-1). La portata è impostata al valore nominale per l’unità
1, cui corrisponde un valore di dp (dpr) che deve essere continua-
mente tenuto sotto controllo. Passando ora all’impostazione di ST-2,
tornando verso la produzione, noteremo che, ad ogni variazione del
flusso nell’unit
à 2, il dpr cambierà.
Il valore dpr ha quindi bisogno di tornare al suo valore originale agen-
do sulla valvola di compensazione. Nella pratica, ciò significa portare
la portata dell’unità 1 al suo valore corretto.
La stessa procedura deve essere applicata all’unità 3.
Anche l’impostazione del flusso di questo ramo causerà una variazio-
ne dei due precedenti evidenziata da una variazione del dpr che sarà
rimossa dalla valvola di compensazione.
La procedura è quindi applicabile con qualsiasi numero di unità termi-
nali servite dalla stessa diramazione.
Le diramazioni stesse possono essere bilanciate tra loro con lo stes-
so sistema e, in questo modo, anche le colonne.
Le regolazioni devono essere eseguite a partire dall’unità più distan-
te dalla produzione (valvola di riferimento), spostandosi via via verso
l’unità più vicina.
Il valore di dp, scelto per ottenere il flusso corretto nell’unità di riferi-
mento, dovrebbe essere il più basso possibile, rispettando comunque
i seguenti limiti:
almeno 3 kPa. Questo valore minimo consente di leggere con suf-
ficiente precisione sia nella situazione in cui si utilizzano dispositivi
elettronici sia nell’applicazione con manometri differenziali tradizio-
nali. In pratica il minimo Kv della valvola di riferimento deve essere
almeno 5,8 volte più grande del flusso nominale passante (m
3
/h)
almeno uguale alla perdita di carico della valvola in posizione
completamente aperta. Se con portata nominale e valvola com-
pletamente aperta la perdita di carico è di 5 kPa è chiaro che è
impossibile ottenere una regolazione a 3 kPa. La minima perdi-
ta di carico accettabile può essere calcolata con la seguente
equazione:
2
Nella quale il valore di dp si trova espresso in kPa e quello di
Q
nom.
in m
3
/h
almeno equivalente alla perdita di carico dell’unità più svantag-
giata, quando sia chiaro quale sia e quando questa sia diversa
da quella di riferimento. Questa appena descritta è la situazione
in cui nelle reti sono presenti unità terminali con perdite di carico
molto differenti tra loro ed è possibile che un valore di dpr = 3kPa
non sia sufficiente a definire la pressione differenziale di quelle
più svantaggiate. In tali situazioni è necessario utilizzare il valore
più elevato.
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Capitolo 2