Cos’è Biocalce
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Tasciugo
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Umidità:
la malattia del muro
Le murature sono tutte potenzialmente
assorbenti e patiscono il contatto con l’acqua.
In particolare l’umidità più critica è quella
proveniente dal terreno in quanto carica di sali
(carbonati, solfati, nitrati) che impregnano la
muratura e innescano risalite capillari di umidità
anche di parecchi metri.
L’umidità varia il comportamento fisico e chimico
del muro, aumenta la conducibilità termica e ne
limita il potere isolante. Inoltre, a causa della
cristallizzazione superficiale dei sali, genera
la disgregazione precoce dei materiali da
costruzione e una rapida distruzione del muro.
Una muratura satura di acqua diminuisce il suo
potere isolante anche del doppio e favorisce
la formazione di muffe e batteri peggiorando
la salubrità degli ambienti e il benessere delle
persone che li abitano.
Taglio meccanico
e sifoni areatori
Sistemi con
taglio chimico
Controllo dell’umidità con
impermeabilizzazione
I primi tentativi per risanare la superficie dei
muri umidi per risalita capillare sono stati
incentrati sull’impermeabilizzazione delle
superfici con l’intento di mantenere l’acqua
dentro il muro. Gli impermeabilizzanti utilizzati
erano principalmente il bitume spalmato
sui muri prima d’intonacare o addirittura il
rivestimento dei muri con lastre di piombo per
garantire il totale isolamento dell’intonaco dal
muro bagnato e salino.
Non veniva considerata la forza capillare
ascendente dell’acqua che, a causa della
mancanza di evaporazione superficiale,
risaliva ulteriormente nel muro fino a
raggiungere un nuovo livello più alto di quello
precedente.
Intonaci macroporosi per la
deumidificazione corticale
Un primo tentativo di deumidificazione attraverso
l’impiego di intonaci cementizi aerati semi-
traspiranti prevedeva l’impermeabilizzazione
della superficie delle murature umide con
applicazione di rinzaffi osmotici per ridurre
(almeno del “50%”) l’apporto di umidità e
sali. Il funzionamento degli intonaci cementizi
aerati era basato su additivi schiumogeni che,
in fase d’impasto, generavano macroporosità
destinate alla cristallizzazione dei sali all’interno
dell’intonaco.
La limitata durabilità del sistema dipendeva dalla
velocità di intasamento delle cavità-serbatoio
che saturandosi permettevano la ricomparsa di
sali e umidità in superficie. Per questo vennero
chiamati intonaci di sacrificio.
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